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Archivio per agosto 24, 2006

Velieri Fantasma e Pirati dei Caraibi

23/8/2006
di Pierangelo Sapegno (ho tagliato un po’…)

PUNTA VOLPE, OLBIA. L’ombra dei pirati dietro l’ultimo giallo del mare: un vascello fantasma approda in Sardegna.

Un veliero senza nome, abbandonato vicino a Punta Volpe, Sardegna, fra gli yacht dei turisti, che ora se lo vanno a cercare come scialuppe che vogliono avvistare la terra. In coperta, un po’ di cibo egiziano e francese, qualche straccio di vestito, due carte nautiche e qualche rivista di pochi giorni fa. Nessuno a bordo. In balia delle onde, la barca è in buono stato e di gran valore. Quelli che l’hanno portata lì e sono scappati via dovevano avere le loro ragioni.

E’ un giallo, hanno detto ieri gli inquirenti. Questa barca senza nome non si sa da dove arrivi e perché sia arrivata lì, non si sa cosa nasconda e quali altri misteri porti con sé. Il veliero è molto bello, un due alberi di ventidue metri, senza il nome sulla murata, fascinoso e strano insieme. E’ apparso qualche giorno fa, a meno di un miglio sottocosta fra Punta Volpe, Punta Lada e Porto Rotondo. Stava lì in rada, senza movimenti attorno, senza segni di vita. I turisti avevano denunciato subito quella presenza strana, e il comando della capitaneria di porto di Golfo Aranci lo stava sorvegliando.

Poi, l’altro ieri, il maestrale ha fatto arare l’ancora e ha scarrocciato il veliero, che avanzava di piatto verso la costa, portato dal vento. S’è piantato sugli scogli. Nessun documento Il comandante della capitaneria Emilio Casale ha mandato là la motovedetta CP709 della Guardia Costiera per soccorrere l’imbarcazione e il suo equipaggio. Arrivati sul posto, hanno affiancato il veliero, ma hanno capito subito che a bordo non c’era nessuno. E’ stato fatto venire un piccolo rimorchiatore per trainare la barca fino a Portisco.

Sono saliti sopra, per cercare qualcosa che identificasse il veliero e il suo proprietario. Dentro non aveva nessun documento di iscrizione (che è obbligatorio in qualsiasi parte del mondo). E’ stata informata subito la Procura e sono scattate le indagini. Che cosa sarà mai questa nave fantasma? Una barca rubata? O l’imbarcazione di qualcuno che voleva a tutti i costi far perdere le sue tracce? E’ una barca d’epoca, degli Anni ’60 o ’70, gli interni in compensato marino ben lavorato, in buono stato, anche se un po’ trasandata, capace di navigare senza problemi dietro alla sua stella polare.

Quando gli uomini di Emilio Casale e gli agenti della Scientifica sono saliti a bordo, hanno trovato parecchie cose strane. Nessun documento d’iscrizione, «e nessuna indicazione per risalire almeno al porto d’appartenenza». Nei tempi andati, i capitani riempivano il proprio portolano, contenuto in un taccuino personale, probabilmente da trasmettere ai figli, con le istruzioni e la storia dei viaggi e della nave che comandavano. Oggi, anche se non lo fanno più, qualcosa a bordo che identifichi la nave ci dev’essere per forza. Sotto coperta La sentina era sporca, in coperta mancava di un po’ di pittura ed era senza manutenzione ordinaria.

L’apparenza era trasandata. Sottocoperta, c’erano un po’ di provviste, poca roba. Cibi d’origine egiziana, e altre scatole in lingua francese. Poco o nulla di abbigliamento. Solo magliette o stracci. Carte nautiche, sempre in lingua francese, del Nord Africa. Un tender parzialmente sgonfio. Alcuni oggetti abbandonati: una bandiera della Marina del Lussemburgo e una targa di legno con su scritto «Bel’Amica», in un italiano scorretto, con una sola elle. Poi c’erano delle riviste francesi abbastanza recenti, il che farebbe pensare che gli attuali proprietari della barca potrebbero arrivare da quelle coste.

Gli uomini della Scientifica hanno raccolto delle tracce organiche, che stanno esaminando. All’inizio s’era pensato a uno scafo mnle ormeggiato e trascinato al largo dal mare. Solo che negli ultimi giorni non è arrivata alcuna segnalazione di furti o smarrimenti. Si fanno strada altre ipotesi, alla fine: una barca rubata, oppure utilizzata per qualche traffico illecito e abbandonata. Pirati? Traffico d’armi? Chissà. Dicono gli inquirenti: «Per ora tutto è possibile». E in fondo cosa c’è di strano.

Che bello, in questi tempi di Pirati dei Caraibi 2

Sindrome di Stoccolma

da Tgcom

La sindrome di Stoccolma è una condizione psicologica nella quale una persona vittima di un sequestro può manifestare sentimenti positivi nei confronti del suo sequestratore, arrivando ad instaurare con lui anche un forte legame affettivo, in alcuni casi fino all’innamoramento. Deve il nome alla capitale svedese, dove nel 1973, dopo una rapina in banca, i dipendenti ostaggio chiesero la clemenza per i loro sequestratori. Come detto, la sindrome deve il suo nome alla rapina della “Kreditbanken” di Stoccolma, in cui alcuni dipendenti della banca furono tenuti in ostaggio dai rapinatori per sei giorni. Le vittime provarono una forma di attaccamento emotivo ai loro sequestratori fino a giungere al punto di prendere le loro difese in seguito alla liberazione. Il termine fu coniato dal criminologo e psicologo Nils Bejerot, il quale aiutò la polizia durante la rapina. Fu usato per la prima volta durante una trasmissione televisiva.

Scusate ma io nn sapevo cosa fosse… :O

Il galateo del viaggiatore

da Focus.it

leggete questo articolo se siete interessati alla CROSS CULTURAL COMMUNICATION -come dice la mia buona professoresa Susan George- perchè è ricco di curiose ed importanti accortezze da usare all’estero.

Solo per non passare da “Soliti Italiani“… come ci dicono quando siamo in viaggio (non tanto) alle spalle!

ciao! 😀